Oggi, 16 Aprile 2021
San Teodoro. La disperazione di un imprenditore dopo le accuse infondate di abusi
«Mio figlio rapito dalla madre»
La donna, scappata in Bielorussia, a processo per calunnia: è introvabile.
Lo ha accusato di aver compiuto abusi sul figlio di 3 anni che lei, bielorussa, da 15 anni in Italia, aveva avuto con lui, imprenditore di San Teodoro ed ex compagno della donna. Accuse infondate, cadute davanti al Tribunale di Nuoro. Nel mentre lei, con l’inganno, è scappata a San Pietroburgo in Russia, poi in Bielorussia, portandosi via il bimbo. Per questo sarà processata davanti al Tribunale di Nuoro con l’accusa di sottrazione internazionale di minore. Una vicenda incredibile perché l’Italia non solo non riesce a rimpatriare il piccolo (passato alla frontiera senza il permesso del padre), ma nemmeno a notificare alla donna la fissazione dell’udienza per il processo di calunnia sulle accuse di abusi. Il processo martedì è saltato ancora una volta. Davanti al giudice questa volta l’imprenditore (difeso da Elvira Useli), esasperato, è esploso. «Se fosse stato il figlio di un magistrato le cose sarebbero andate diversamente», ha urlato.
La disperazione
Parole dettate dalla disperazione di un papà che dopo l’accusa peggiore cerca giustizia davanti alla Corte europea dove ha chiamato in causa la federazione russa per violazione dell’articolo 8 della convenzione sui diritti dell’uomo. Lui, oltretutto, da anni versa alla donna un assegno di 750 euro al mese. «Non vedo mio figlio da anni – dice -. Lei lo ha portato via nonostante il decreto di affido condiviso e l’obbligo di autorizzazione da parte dell’altro genitore all’espatrio. Ma alla frontiera chi ha controllato? Ora lei è imputata di sottrazione di minore, ma è impossibile emettere un mandato di cattura internazionale: in Italia la giustizia pare impotente. Non abbiamo una legge che regola il passaggio dei minori alla frontiera. Lei si è procurata un passaporto bielorusso e l’ha rapito». E poi: «Noi siamo al primo grado di giudizio, mentre in Russia siamo già arrivati davanti alla Corte dei diritti dell’uomo». L’uomo ha provato anche attraverso le autorità russe, che avevano emesso un decreto cautelare in tal senso, a fare rimpatriare il bimbo. Prescrizione di rimpatrio emessa anche dal Tribunale dei minori di Sassari un anno fa, ad oggi lettera morta.
Le accuse
La vicenda che ha stravolto la vita dell’imprenditore inizia nel 2018. La donna sparisce il 9 gennaio. Il 15 gennaio lei presenta la denuncia di abusi. Il 23 entra in ospedale col bimbo. Lui riceve la visita della polizia: gli piovono addosso accuse infamanti. La donna a febbraio sale su un volo Olbia-Roma e il 6 febbraio è a San Pietroburgo. L’uomo si rivolge alle autorità russe che emettono un decreto cautelare di rimpatrio. Lei per non rispettarlo fugge in Bielorussia, chiedendo la decadenza del padre dalla responsabilità genitoriale. L’uomo già dal 2016 temeva che la donna scappasse, ma per il Tribunale di Nuoro le sue preoccupazioni – come scrivevano i giudici Riccardo Massera, Tiziana Longu e Daniele Dagna – «paiono infondate, non emerge alcun elemento dal quale possa desumersi l’esistenza di un rischio di una prossima e definitiva fuga dall’Italia in compagnia del minore».
Fabio Ledda